Alla vigilia dei quarti chi può essere l'uomo determinante di ognuna delle 8 nazionali, al di là delle stelle di prima grandezza che si sono già affermate?

LUIS SUAREZ - Adesso tocca davvero al Pistolero, c'è bisogno del suo morso, e non si offenda per la battutaccia. Le condizioni di Edinson Cavani sono quelle che sono, va verso il forfait, e anche in caso di recupero miracoloso non potrà essere al meglio. Quindi contro i francesi quasi tutto sarà sulle spalle di Luis Suarez. Finora tre gol sbagliati all'esordio contro l'Egitto, poi però due gol decisivi contro sauditi e russi, e lo spettacolare assist a Cavani nell'1-0 al Portogallo. E' in crescita costante, Suarez, non ha perso un minuto di questo Mondiale, sempre in campo e con tutti i sentimenti. Non può essere che lui l'uomo a cui il Maestro Tabarez affiderà i suoi destini nel quarto di finale contro i Bleus. Garra e tecnica sopraffina, uno più uruguaiano di lui è difficile trovarlo.

GRIEZMANN - E' stato senz'altro il Mondiale di Kylian Mbappé, il nuovo Ronaldo, il nuovo Pelè, insomma il nuovo. Non ancora quello di Antoine Griezmann, che come moltissimi astri della Liga spagnola finora ha deluso, o non è stato all'altezza della sua fama. Ha segnato due gol ad Australia e Argentina, certo, ma entrambi su rigore. Raramente è stato pericoloso, o potenzialmente pericoloso in area. Non ha terminato nessuna delle quattro partite, sostituito sempre nella seconda parte del secondo tempo, segno di energie calanti. Contro l'Uruguay e la sua monumentale difesa, che controllerà in modo spietato l'incubo-Mbappé, ci sarà bisogno di un altro Griezmann, perché può essere lui, a sorpresa, l'arma a sorpresa, tra l'altro ha fatto sapere di avere l'Uruguay nel cuore, addirittura la considera la sua seconda patria. Se gli riuscisse uno di quegli scivolamenti leggiadri in area che sono il suo marchio, la Francia se ne gioverebbe assai. Batti un colpo, Antoine. Il primo.

PAULINHO - A lui gli occhi, e parliamo ovviamente di Neymar: per mezzo mondo, e anche di più, il Brasile inizia e finisce con lui, è l'alfa e l'omega nei giudizi e nelle impressioni generali. Ma è chiaro che la Seleçao è anche molto di più di Neymar, altrimenti non sarebbe ai quarti, perché è stata la squadra ad arrivare fin qui, con tre 2-0 secchi dopo l'1-1 dell'esordio contro la Svizzera. E Paulinho è una delle sue anime pulsanti. E' uno dei ragazzi di Tite nel senso più autentico del termine, perché è cresciuto col suo maestro ai tempi del Corinthians, è un suo fedelissimo, e in campo è un trattore e una mietitrice, è omologo di Coutinho, sono le due mezzali ai lati di Casemiro, svolgono un mostruoso lavoro da pendoli, ma di altissima qualità. Va al tiro pericoloso in ogni partita, Paulinho, ha segnato anche lo splendido gol dell'1-0 ai serbi con uno dei suoi inserimenti, poi anche quella sera non ha terminato la partita, perché si sfianca e alla fine ha bisogno di riposo più degli altri. Ma può essere un'alternativa determinante nel confronto coi belgi, che a volte faticano a proteggersi alle spalle, soffrono proprio gli inserimenti dei centrocampisti.

LUKAKU - Non è entrato nel tabellino di Belgio-Giappone, né alla voce gol né a quella degli assist, ma solo perché le statistiche del calcio, cui spesso ci si appoggia in eccesso, non tengono conto di certe sfumature di bellezza che però sono determinanti. Il velo non entra mai in nessuna statistica ma in certi casi vale come e più di un assist, e il velo di Romelu Lukaku per il gol del 3-2 di Chadli al 94' è stata una cosa sublime, che ha perfezionato e di fatto deciso l'esito di quel contropiede che è rimasto negli occhi di tutti. Lukaku è questo, segna gol, certo, e qui è già a quota 4, dopo le doppiette a quei bravi e simpatici ragazzi di Panama e Tunisia, e in assoluto ha realizzato 5 gol mondiali, visto che ne ha all'attivo pure uno agli Stati Uniti nel Mondiale 2014. Ma è anche e soprattutto il terminale perfetto dell'attacco del Belgio per i suoi movimenti a uscire, eleganti e potenti, che disorientano le difese. Ce ne sarà un gran bisogno, contro la difesa quasi perfetta del Brasile.

DZYUBA - E' grosso e forse anche un po' grasso, quel perticone di Artem Dzyuba, ma quanto serve, e quanto è utile. Non vede l'ora di fare un altro bel saluto militare, il suo modo di festeggiare i gol in questo Mondiale, è già arrivato a quota 3, il primo l'ha segnato all'Arabia Saudita e salutandosi militarmente col ct Cherchesov ha in qualche modo sancito la pace con il suo allenatore, con cui c'erano stati diversi scontri in passato. Infatti nella gara d'esordio era partito dalla panchina per far posto a Smolov, poi è entrato, ha segnato un gol e servito un assist, non è più uscito di squadra. Con i suoi 196 centimetri di altezza e i suoi 90 chili di peso è una presenza piuttosto inquietante in area, chiedere alla Spagna e soprattutto a Piqué, si può dire che l'attacco della Russia poggi solo su di lui. Contro la difesa della Croazia sarà necessaria la sua presenza scenica, le sue spallate, anche le sue provocazioni, perché Lovren-Vida è una coppia che si può scalfire e poi abbattere solo a sportellate, ma a muso duro.

PERISIC - Ci sarà, Ivan il terribile-ma-solo-quando-vuole-lui, contro la Russia? Nel senso: che giochi è scontato, ma chissà se sarà in campo con la testa, i nervi e il cuore. Nell'ottavo di finale contro la Danimarca, non c'era, se non in ispirito. Mai visto, mai sentito, avvolto e avvinto dalla marmellata difensiva danese. Molto diverso dal Perisic della prima fase, più determinante e sicuro, con all'attivo pure un gol all'Islanda, anche se non si può dire che finora si sia espresso al suo meglio. E' il suo destino, anzi la sua cifra stilistica: un discontinuo di genio. Ora però non si può più indugiare, la Croazia andrà all'assalto per 90 minuti della guarnigione russa, che si chiuderà a riccio contro gli assedianti. Quindi, oltre alle invenzioni di Modric e al martellare di Rakitic in mezzo, ci sarà bisogno dell'aggiramento sulle fasce. E lì Perisic giocherà un ruolo decisivo. Avrà di fronte il russo-brasiliano Mario Fernandes, che è attento, tecnico, ma un po' pesante, potrà soffrire gli scatti di Perisic. Che se avesse voglia e soprattutto testa, diventerebbe l'uomo determinante della gara. Ma nessuno può prevedere le lune di Ivan, men che meno lui. 

BERG - E' un atipico per definizione, in questa Svezia, Marcus Berg. Per prima cosa perché non è biondissimo come gli altri, infatti fin da ragazzino lo chiamavano Marcus il nero, ma mica perché sia di capello corvino, è solo meno platinato degli altri. Poi ha una discreta tecnica di base, il che in questa Svezia che non ha certo fini dicitori è un'altra particolarità. E' lui che detta i tempi e i modi degli attacchi, con i suoi movimenti e i suoi tocchi, di solito lascia il lavoro sporco a Toivonen mentre lui cerca di aprire la scatola avversaria con la tecnica. Tutto è relativo, per carità, perché nemmeno Berg ha questo piede fatato, non a caso è finito a giocare nell'Al-Ain, club degli Emirati, dopo onesta carriera tra Amburgo (dove fallì) e Panathinaikos, dove segnava spesso. Ma in nazionale, dove ha davvero trovato spazio solo nel dopo-Ibrahimovic, ha un ruolino di 18 gol in 60 partite, non proprio un cecchino. Contro la Svizzera negli ottavi stava per segnare, Sommer gli ha negato il gol con una grande parata. Per abbattere la difesa inglese nei quarti ci vorrà un suo colpo, sennò sarà durissima.

DELE ALLI - Nel dopopartita di Inghilterra-Colombia, hanno detto che lo spogliatoio inglese sembrava l'ospedale da campo di Mash, il film di Robert Altman: feriti e lamenti ovunque. Tra i più sofferenti, proprio Dele Alli, che è arrivato al Mondiale come uomo del destino e invece finora ha solo fatto intravedere la sua grande qualità, che nel Tottenham riesce spesso a mostrare. Due partite giocate, la prima e la quarta, non molti squilli, mentre nelle altre due gare era fuori per infortunio. La salute altalenante è il suo più grande problema, e ora vedremo se recupererà in tempo per lo scontro con gli svedesi, ma Gareth Southgate farà di tutto per averlo. Serve proprio un giocatore come lui, per scardinare la difesa di squadra degli scandinavi: ci vuole tocco leggero e velocità negli inserimenti a fari spenti in area, per fregare il 4-4-2 di granito di Granqvist e soci, ed è proprio il lavoro di Alli. Poi Harry Kane farà il resto, anche se gli inglesi si augurano che "Prince Harry" butti una palla dentro che non sia su calcio di rigore.

 

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